Intestino irritabile: affrontalo con le armi giuste.

Intestino irritabile: affrontalo con le armi giuste.

Se convivi con una sensazione di fastidio a livello addominale o addirittura dolore, presenza di gas e gonfiore, alternanza tra stipsi e diarrea, molto probabilmente soffri di irritabilità intestinale.

Ne è affetto circa il 10 % – 20% della popolazione mondiale, soprattutto donne, decisamente più inclini a sviluppare questo fastidio rispetto agli uomini.

Irritabilità intestinale: cos’è?

L’irritabilità intestinale si manifesta con l’alterazione di una o più funzioni gastrointestinali, con conseguente fastidio e percezione di dolore addominale ricorrente. In particolare si parla di irritabilità addominale quando insorgono gonfiore, gas e sensazione di malessere, diarrea o costipazione, o una combinazione di entrambi e una sensazione di evacuazione incompleta.

Intestino irritabile: una condizione da non sottovalutare.

Convivere con una sensazione di fastidio intestinale ricorrente può sensibilmente ridurre la qualità della vita. Il fastidio può infatti diventare costante e arrivare a modificare le proprie abitudini alimentari e sociali.

L’irritabilità intestinale può avere un carattere altalenante con fasi in cui i fastidi si riacutizzano.

Il riacutizzarsi dei fastidi in genere avviene in concomitanza con eventi stressanti a livello psicologico (ansia da separazione, lutto, perdita del lavoro, preoccupazioni costanti…) o a livello fisico (dieta disordinata, affaticamento, sonno disturbato …).

Quando si può parlare di sindrome dell’intestino irritabile.

In alcuni casi si può parlare di vera e propria sindrome dell’intestino irritabile: viene diagnosticata quando i dolori addominali si presentano “almeno un giorno alla settimana per tre mesi, in aggiunta ad almeno due dei seguenti sintomi: dolore associato a costipazione o diarrea, un cambiamento nella frequenza delle feci o un cambiamento nell’aspetto delle feci”. (Diagnosi secondo il sistema di classificazione chiamato Criteri di Roma , aggiornato alla versione Criteri Roma IV .

Secondo questo criterio di classificazione esistono quattro sottotipi di IBS, che si riferiscono al tipo di movimento intestinale più frequente:

IBS-D: prevalenza di diarrea

IBS-C: prevalenza di costipazione

IBS-M: alternanza di diarrea e stipsi

IBS-U: non specificata, per le persone che non rientrano in una delle categorie precedenti.

I sintomi sono molto simili ai comuni fastidi intestinali e spesso, a causa di questo, il paziente non pensa di consultare un medico fino a quando il gonfiore, il dolore addominale e l’irregolarità intestinale diventano ingestibili. Quindi è bene fare analisi approfondite per escludere altre patologie gastrointestinali come polipi, colite ulcerosa, celiachia. …

Solitamente si parla di intestino irritabile in presenza di dolore addominale ricorrente perlomeno un giorno a settimana negli ultimi tre mesi associato ad almeno uno dei seguenti sintomi:

  • Dolori e crampi addominali
  • Stitichezza e/o diarrea
  • Gas
  • Sensazione d’incompleto svuotamento intestinale, dopo l’evacuazione
  • Urgenza all’evacuazione dopo i pasti

Quali sono le cause dell’irritabilità intestinale.

Le cause precise dell’irritabilità intestinale restano difficili da definire, tuttavia recenti ricerche suggeriscono che un costante squilibrio del microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro tratto gastro-intestinale) possa contribuire allo sviluppo di questa condizione.

Quanto incide lo stress.

Non è da sottovalutare il fattore psicologico; ansia e stress cronico impediscono la fisiologica produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che, attraverso l’asse intestino cervello, è correlato al buon funzionamento delle funzioni digestive e metaboliche.

Nonostante ansia e depressione non sempre siano l’unica causa dell’intestino irritabile, i fastidi intestinali tendono ad aggravarsi nei momenti di maggiore tensione.

Evitare lo stress ed alcuni alimenti.

Dal momento che il consumo di alcuni alimenti può immediatamente scatenare il peggioramento dei fastidi, il primo intervento da attuare è quello di IDENTIFICARE e quindi limitare i cibi irritanti.

E’ poi fondamentale, al fine di calmierare i livelli di stress, uno stile di vita che includa attività fisica e attività rilassanti.

Può essere utile, in caso di sospetta intolleranza, limitare il lattosio e i così dettiFODMAP, tipi di molecole di carboidrati mal digeriti che si trovano naturalmente in molti alimenti.

I FODMAP possono infatti causare sintomi gastrointestinali come gas e gonfiore.

I probiotici possono aiutare.

Quando l’intestino è in una condizione generale di infiammazione può essere molto importante ricondurre la flora batterica intestinale verso uno stato di equilibrio. La flora batterica ha infatti un ruolo centrale nelle funzioni intestinali e preservare il suo equilibrio aiuta a contrastare i fastidi intestinali.

I probiotici, assunti in un dosaggio adeguato alla gravità dell’infiammazione, sono un valido aiuto per riportare l’ equilibrio (eubiosi) in un intestino irritato.

Quando e perchè i probiotici aiutano.

In conclusione, per la gestione dell’irritabilità intestinale non esiste una prassi terapeutica diretta, ma si tende piuttosto a ricercare nelle abitudini alimentari e nello stile di vita quale sia l’elemento, o l’insieme di elementi, capaci di indurre infiammazione cronica.

I probiotici, una dieta adeguata e uno stile di vita che limiti i livelli di stress possono fare tanto, qualora non vi siano altre patologie alla base della problematica.

Attenzione!

Assumere probiotici senza valutare il dosaggio giornaliero può non garantire le quantità probiotiche necessarie a contrastare i fastidi. E’ bene accertarsi che i dosaggi probiotici siano adeguati alla gravità del fastidio da contrastare. In commercio sono disponibili integratori probiotici con dosaggi molto differenti, il quantitativo minimo concesso da regolatorio farmaceutico è di 1 miliardo.

Ricorda l’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano, per il mantenimento di uno stato di salute ottimale.

 

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